Translated by Ilaria Viola and Dr. Giorgia Porrello
Diagnostic Performance of Pulmonary Embolism Imaging in Patients with History of Asthma
Matthew S. Lazarus, Yoel Kim, Bertin Mathai, Jeffrey M. Levsky, Leonard M. Freeman, Linda B. Haramati and Renee M. Moadel
J Nucl Med 2021; 62(3): 399-404; DOI: https://doi.org/10.2967/jnumed.120.242776.
Background: Difetti di perfusione non bilanciati sulle scansioni di ventilazione/perfusione (VQ) o difetti di riempimento all’angio-TC polmonare (CTPA) sono degli esempi di modalità di imaging utilizzate per valutare la presenza di embolia polmonare (EP). Può essere eseguita anche la VQ con la sola perfusione, sempre più utilizzata nel contesto delle precauzioni respiratorie per il COVID-19. Le presentazioni in acuto di asma ed EP possono essere difficili da distinguere clinicamente e ci sono ulteriori sfide nell’interpretazione di questi studi di imaging nei pazienti con asma sottoposti ad imaging per escludere una EP. Nelle manifestazioni di asma acuto, la broncocostrizione può causare sia difetti di ventilazione non bilanciati che difetti con match nelle scansioni VQ e la tachipnea può portare ad una CTPA non diagnostica.
Scopo: determinare se l’affidabilità della VQ e/o CTPA per escludere l’EP è compromessa nei pazienti con asma.
Metodo: Questo studio di coorte retrospettivo monocentrico ha incluso pazienti adulti sottoposti a VQ o CTPA dal 2012 al 2016. Gli autori hanno raccolto il contesto clinico, l’età, la razza e l’etnia auto-riferite dei pazienti e l’indice di comorbidità di Charlson (CCI) al momento dell’esame. I criteri di esclusione consistevano in malattia polmonare cronica (diversa dall’asma) diagnosticata nei dieci anni precedenti, presenza di scansioni VQ con la sola perfusione, scansioni VQ o CTPA incomplete e referti che non riguardino l’EP. Dei pazienti inclusi, quelli con una diagnosi di asma entro i dieci anni precedenti sono stati inclusi nel gruppo degli asmatici, i restanti pazienti sono stati inseriti nel gruppo di controllo. Gli studi sono stati classificati come negativi, non diagnostici o positivi. I referti negativi ma che indicavano che si trattava di valutazioni limitate sono stati classificati come negativi. Sia le EP acute che quelle croniche sono state classificate come positive. Sono state valutate le cartelle cliniche dei pazienti con esami di imaging ripetuti entro 90 giorni. I casi falsi positivi sono stati classificati come quelli che hanno sviluppato EP o trombosi venosa profonda (TVP) entro 90 giorni dall’esame negativo iniziale.
Risultati: Dopo l’applicazione dei criteri di esclusione, i pazienti inclusi nello studio sono stati 19412, dei quali 11598 sottoposti a VQ e 7814 sottoposti a CTPA. Il 23% (4515) del totale dei pazienti aveva l’asma: il 25% nel sottogruppo VQ e il 20% nel sottogruppo CTPA. Alcune differenze tra soggetti sottoposti a VQ e CTPA sono state notate sia per l’asma che per il gruppo di controllo: il sottogruppo VQ era più giovane, con maggiore prevalenza del sesso femminile e con un CCI meno malato rispetto al sottogruppo CTPA. Non c’erano differenze significative tra asma e gruppo di controllo. Le percentuali di studi non diagnostici e di imaging ripetuto non erano differenti tra asma e gruppi di controllo per VQ o CTPA. Il gruppo con asma ha avuto un tasso inferiore di studi positivi all’EP rispetto al controllo: 5,5% di VQ positivo e 12,0% di CTPA positivo nel gruppo di asma rispetto al 6,9% di VQ positivo (p = 0,01) e il 16,3% di CTPA positivo (p <0,001) nel gruppo di controllo. Un tasso più basso di falsi negativi alla VQ è stato osservato nel gruppo con asma (p = 0,015); non c’era differenza nel tasso di falsi negativi per CTPA.
Discussione: Gli autori non hanno trovato alcuna associazione tra asma e ridotta capacità diagnostica di EP su VQ o CTPA, senza differenze nella percentuale di falsi negativi, imaging ripetuto o studi non diagnostici. Ciò implica che qualsiasi artefatto che possa insorgere nel contesto delle riacutizzazioni dell’asma non influisce sulla resa diagnostica degli studi di imaging e che la scelta di utilizzare la VQ o la CTPA per rilevare l’EP non deve essere alterata dal fatto che il paziente sia asmatico o meno. In questo studio, i pazienti asmatici avevano statisticamente più probabilità di avere uno studio negativo rispetto al gruppo di controllo, il che implica una sovrapposizione nei sintomi di presentazione delle esacerbazioni acute di asma e di EP.
Conclusione: Non è stata trovata alcuna associazione tra asma e ridotta capacità diagnostica di PE su VQ o CTPA.
Intraobserver and interobserver variations in cortical transit time measurement in children with pelviureteric junction obstruction.
Vishesh Jain, Rakesh Kumar, Shamim Ahmed Shamim, Saurabh Arora, Kalaivani Mani, Devendra Kumar Yadav, Prabudh Goel, Anjan Dhua, Sandeep Agarwala.
World J Nucl Med 2021; 20: 38-45.
Background: I bambini sono sottoposti a scintigrafia renale con 99mTc-MAG3 per valutare il grado dell’ostruzione nei casi di ostruzione del giunto pielo-ureterale (PUJO). Il tempo di transito corticale ritardato (CTT, ovvero tempo necessario affinché l’attività del radiotracciante sia osservata nel sistema collettore renale, definito ritardato se supera i tre minuti) sul renogramma è stato suggerito per predire il deterioramento della funzionalità renale in questi bambini. La valutazione è visiva.
Scopo: Valutare l’accordo intra-osservatore e inter-osservatore nella misurazione del CTT nei casi di PUJO.
Metodi: Questo studio retrospettivo monocentrico ha valutato i renogrammi con 99mTc-MAG3 nei bambini con PUJO nel 2016 e nel 2017. È stato seguito il protocollo F + 0, in cui vengono somministrati contemporaneamente 0,1 mCi / kg 99mTc-MAG3 e 1 mg / kg di furosemide. Gli studi sono stati valutati da tre ricercatori in due momenti, riportando il CTT come normale o ritardato (nessuna attività nei calici o nella midollare renale entro tre minuti). I lettori avevano rispettivamente vent’anni, undici anni e cinque anni di esperienza. Tali lettori hanno ricevuto solo le sessanta immagini del renogramma, della durata complessiva di 15 secondi, e non erano a conoscenza dei dati dei pazienti.
Risultati: Sono stati inclusi 57 studi, su 114 reni in totale: 51 erano normali, 63 con PUJO; di quelli con PUJO, 32 esami erano preoperatori e 31 post-operatori. La concordanza tra osservatori sui reni normali era del 96%. Renogrammi PUJO preoperatori. Non c’erano variazioni intraosservatore significative in due dei tre ricercatori; c’era una variazione significativa intraosservatore per il terzo ricercatore, con cinque anni di esperienza (p = 0,0446). C’era comunque un sostanziale accordo interosservatore (kappa 0,76, 0,61 e 0,81).
Renogrammi PUJO post-operatori. Non c’era alcuna variazione intraosservatore significativa. C’era comunque almeno un accordo moderato tra gli osservatori (kappa 0,41, 0,61 e 0,55).
Discussione: Attualmente, la decisione di gestire chirurgicamente la PUJO viene mantenuta fino a quando il follow-up non rivela una diminuzione della funzionalità renale o un aumento dell’idronefrosi, ma ciò può comportare una perdita irreversibile della funzionalità, evidenziando così la necessità di un marker più precoce per prevedere il declino della funzionalità renale. Recentemente è stato dimostrato che il CCT è ritardato nei bambini che necessitano di un intervento chirurgico, ma la valutazione del CCT è principalmente visiva e pertanto soggettiva. Gli autori hanno trovato una concordanza tra gli osservatori almeno moderata sulla natura del CTT come normale o ritardato nei renogrammi PUJO post-operatori, con una concordanza inter osservatore più forte nei renogrammi PUJO preoperatori. La concordanza intraosservatore era alta, con una sola incidenza di variazione intraosservatore significativa nel lettore con cinque anni di esperienza. La concordanza sul CCT era alta nei reni normali. Questi risultati suggeriscono che la valutazione qualitativa visiva del CCT come normale o ritardata è un dato affidabile nella PUJO preoperatoria.
Somatostatin Receptor–Targeted Radiopeptide Therapy in Treatment-Refractory Meningioma: Individual Patient Data Meta-analysis.
Christian Mirian, Anne Katrine Duun-Henriksen, Andrea Maier, Maria Møller Pedersen, Lasse Rehné Jensen, Asma Bashir, Thomas Graillon, Maya Hrachova, Daniela Bota, Martjin van Essen, Petar Spanjol, Christian Kreis, Ian Law, Helle Broholm, Lars Poulsgaard, Kåre Fugleholm, Morten Ziebell, Tina Munch, Martin A. Walter and Tiit Mathiesen.
J Nucl Med 2021; 62(4): 507-13.
Background: gli attuali trattamenti per i meningiomi ricorrenti e progressivi includono la radioterapia e chirurgia ripetuta, la chemioterapia si dimostra invece inefficace. La terapia con i radionuclidi del recettore peptidico (PRRT) del recettore della somatostatina (SSTR) prevede l’uso di un radiofarmaco mirato ai recettori della somatostatina che sono sovraespressi in alcuni tumori: notoriamente nei tumori neuroendocrini, ma anche la maggior parte dei meningiomi fa parte del gruppo dei tumori con sovraespressione dell’SSTR. Ciò consente un assorbimento mirato del radioisotopo nel meningioma e potrebbe pertanto rappresentare una opzione per il trattamento dei meningiomi refrattari.
Scopo: completare una meta-analisi su quanto è noto sul SSTR PRRT per quanto riguarda la tossicità, la risposta al trattamento, la sopravvivenza libera da progressione di malattia e la sopravvivenza globale.
Metodi: è stata completata una revisione sistematica della letteratura che includeva studi che riportassero il trattamento di un meningioma inoperabile, ricorrente o progressivo con qualsiasi analogo radiomarcato dell’SSTR. I case report e gli abstract sono stati esclusi. Le informazioni raccolte includevano età del paziente, grado del tumore, radioattività totale somministrata, numero di cicli di trattamento, risposta al trattamento radiologico, tempo di sopravvivenza libera da progressione di malattia, sopravvivenza globale ed eventi avversi. Tutti i dati sono stati raggruppati in un’unica coorte per l’analisi.
Risultati: sono stati inclusi tutti i pazienti di sei studi, con un totale di 111 pazienti trattati tra il 1998 e il 2015, la maggior parte con malattia di grado I secondo l’OMS (33%; 26% OMS-II, 17% OMS-III, 23% sconosciuta). La radioattività somministrata variava da 1688 a 29772 MBq (mediana 12950 MBq). Dopo SSTR PRRT, la maggior parte dei pazienti ha manifestato stabilità di malattia (58%) o progressione (41%) in base alla valutazione radiologica. Solo il 2% ha avuto una remissione parziale. La sopravvivenza libera da progressione è stata valutata su 76 pazienti: il 45% ha avuto una progressione di malattia. La sopravvivenza libera da progressione a sei mesi è stata del 61% e quella a dodici mesi del 53% nella coorte complessiva. Stratificata in base al grado OMS, la sopravvivenza libera da progressione a sei mesi è diminuita aumentando il grado in malattia: 94% per WHO-I, 48% per WHO-II e 0% per WHO-III. La sopravvivenza globale è stata valutata su 110 pazienti: il 41% è deceduto durante il follow-up. La sopravvivenza globale a sei mesi è stata dell’89% e quella a dodici mesi del 78% per la coorte complessiva. Stratificati in base al grado OMS, i tassi di sopravvivenza globale a sei mesi erano rispettivamente dell’88%, 71% e 52% per WHO-I, -II e -III. Gli effetti di tossicità consistevano principalmente in ematotossicità, inclusa anemia (22% dei pazienti), leucopenia (12%), linfocitopenia (24%) e trombocitopenia (17%). Gli eventi avversi permanenti includevano un caso di grado 1 di tossicità renale, un caso di alopecia e un caso di insufficienza ipofisaria.
Discussione: il trattamento del meningioma refrattario con SSRT PRRT si è dimostrato ben tollerato e la maggior parte degli effetti avversi è limitata ad una ematotossicità transitoria. Ciò è simile a quanto riportato nella letteratura sull’utilizzo di SSTR PRRT per i tumori neuroendocrini. La maggior parte dei pazienti ha raggiunto la stabilità di malattia, sebbene vi fosse una significativa eterogeneità e molti presentassero una malattia progressiva. Uno studio condotto su dieci pazienti che hanno ricevuto SSTR PRRT e radioterapia a fasci esterni ha mostrato una migliore risposta al trattamento rispetto all’utilizzo del solo SSTR PRRT. Per la malattia di basso grado, la sopravvivenza libera da progressione e la sopravvivenza globale erano favorevoli, anche se in misura inferiore per i gradi superiori. Paragonando i risultati alla letteratura sugli altri trattamenti dei meningiomi refrattari si vede che questi tassi risultano più favorevoli.
Gli autori notano alcune pertinenti limitazioni ai loro risultati. La valutazione della risposta al trattamento variava tra gli studi inclusi: tre diversi metodi di valutazione radiologica sono stati utilizzati e sono noti per non essere del tutto confrontabili; inoltre, tra gli studi sono stati utilizzati diversi radioisotopi e analoghi della somatostatina, sebbene in precedenza fosse stato dimostrato che ciò non aveva un impatto significativo sulla sopravvivenza nei tumori neuroendocrini trattati con SSRT PRRT.
References