What’s new in Nuclear Medicine (Italian) – March 2021

4 anni ago

 

Interim PET Evaluation in Diffuse Large B-Cell Lymphoma Using Published Recommendations: Comparison of the Deauville 5-Point Scale and the ΔSUVmax Method.

Jan Rekowski, Andreas Hüttmann, Christine Schmitz, Stefan P. Müller, Lars Kurch, Jörg Kotzerke, Christiane Franzius, Matthias Weckesser, Frank M. Bengel, Martin Freesmeyer, Andreas Hertel, Thomas Krohn, Jens Holzinger, Ingo Brink, Uwe Haberkorn, Fonyuy Nyuyki, Daniëlle M.E. van Assema, Lilli Geworski, Dirk Hasenclever, Karl-Heinz Jöckel, and Ulrich Dührsen.

J Nucl Med 2021; 62(1): 37-42.

Background: la PET/TC con 18F-fluorodeossiglucosio è eseguita tra i cicli di chemioterapia per valutare la risposta al trattamento e guidare l’ulteriore gestione nei linfomi aggressivi come il linfoma a grosse cellule B (DLBCL). La raccomandazione attuale per analizzare la risposta al trattamento in queste PET ad interim è basata sul punteggio Deauville. Questa scala di punteggio a cinque livelli assegna un valore basato sull’uptake relativo di un radiotracciante nella sede della malattia: 1 non vi è uptake residuo, 2 uptake inferiore rispetto al mediastino, 3 uptake inferiore o uguale a quello epatico, 4 uptake maggiore del fegato e 5 uptake molto maggiore rispetto al fegato; una scarsa risposta al trattamento è interpretata come un punteggio pari a 4 o 5.

Il punteggio di Deauville richiede solo la PET/CT, ma è associata con un alto numero di falsi positivi e così sottostima la risposta al trattamento. La risposta al trattamento potrebbe anche essere valutata tramite il ΔSUVmax, che confronta la sede di malattia con massimo uptake di radiotracciante tra la prima PET/TC e la PET/TC ad interim (ΔSUVmax); una scarsa risposta al trattamento è interpretata come una riduzione dell’uptake di due terzi o meno. Il metodo basato sul ΔSUVmax richiede una PET/TC pretrattamento e ad interim, ma fornisce un’analisi semiquantitativa non influenzata dall’uptake di fondo.

Attualmente pochi sono gli studi che confrontano i due metodi, motivo per il quale sono necessari ulteriori lavori.

Scopo: confrontare il punteggio Deavuile e il metodo ΔSUVmax per valutare la risposta al trattamento nel DLBCL

Metodi: sono stati impiegati i dati dallo studio clinico randomizzato multicentrico PET-guided Therapy of Aggressive non-Hodgkin Lymphomas (PETAL): questo studio ha esaminato le opzioni di trattamento nei Linfomi non-Hogking(NHL) di recente diagnosi basato sulla base della risposta alla PET/CT ad interim. Tutti i pazienti hanno ricevuto lo stesso iniziale regime chemioterapico. Quelli con risultati sfavorevoli alla PET/TC sono stati sottoposti a diversi trattamenti successivi rispetto a quelli con risultati favorevoli: l’outcome finale dei pazienti non è stato condizionato dal cambio di trattamento. Tutti i pazienti hanno ricevuto una PET/TC di base e ad interim con una scansione ad interim eseguita al massimo dieci giorni dopo il secondo ciclo di chemoterapico.

Le scansioni PET/TC ad interim sono state valutate con il metodo ΔSUVmax: la risposta veniva ritenuta favorevole se c’era una riduzione del SUVmax maggiore di due terzi o se il grado di uptake era fisiologico.

Retrospettivamente, queste scansioni erano anche valutate utilizzando il punteggio di Deauville con una risposta positiva per uno score di 1 o 3. Gli autori hanno utilizzato il coefficiente di correlazione di Pearmans’ per analizzare l’associazione tra i due metodi, le curve di Kapla-Meier per analizzare le differenze di outcome e le AUC per discriminare la prestazione.

Risultati: 596 pazienti sono stati inclusi. 92 hanno avuto una risposta sfavorevole al ΔSUVmax (riduzione di due-terzi o meno), 29 dei quali avevano solo livelli fisiologici di uptake nella PET/TC provvisoria ed erano quindi riclassificati come favorevoli, lasciando 63 risposte sfavorevoli al ΔSUVmax. Secondo il punteggio Deuville, 270 avevano una risposta sfavorevole. La concordanza tra i due metodi era del 63%, oltre un terzo avente una risposta sfavorevole secondo il criterio Deauville ma favorevole con il criterio ΔSUVmax.

La sopravvivenza libera da malattia a due anni era del 17%. La capacità discriminatoria era scarsa per entrambi i metodi, ma era maggiore per il metodo ΔSUVmax rispetto al punteggio Deauville. Le curve libere da malattia Kaplan-Meier mostravano differenze più significative tra i gruppi favorevole/sfavorevole con il ΔSUVmax rispetto al punteggio Deauville.

Il punteggio Deauville si è visto avere maggiore sensibilità (52.5% vs 24.6%) ma minore specificità (57.5% vs 88.8%) rispetto al metodo ΔSUVmax, così come un più alto tasso di falsi positivi. Il metodo ΔSUVmax aveva un maggiore potere predittivo positivo e minore potere predittivo negativo rispetto al punteggio Deauville in tutti gli outcome.

Discussione: studi precedenti hanno dimostrato che la PET/TC provvisoria è predittiva per la sopravvivenza globale solo quando analizzata secondo il metodo ΔSUVmax, e che il punteggio Douville si associa ad un alto tasso di falsi positivi. Nel presente studio è stato dimostrato che il metodo ΔSUVmax ha maggiore potere discriminatorio rispetto al punteggio di Deauville ed è stato dimostrato un alto tasso di falsi positivi con il punteggio Deauville. Valutare la PET/TC ad interim con il punteggio Deauville potrebbe essere migliore per suggerire quali pazienti richiedono una terapia più aggressiva, sebbene possano avere risposto meglio alla loro terapia attuale, meno tossica e più economica.

Conclusioni: dove è disponibile una PET/TC di base e ad interim, il metodo ΔSUVmax   può fornire un migliore potere prognostico nella decisione di trattamento basata sulla risposta metabolica precoce dato il suo tasso di falsi positivi inferiore rispetto al punteggio Deauville.

 

Assessment of Bone Lesions with 18F-FDG PET Compared with 99mTc Bone Scintigraphy Leads to Clinically Relevant Differences in Metastatic Breast Cancer Management.

Suzanne C. van Es, Ton Velleman, Sjoerd G. Elias, Frederike Bensch, Adrienne H. Brouwers, Andor W.J.M. Glaudemans, Thomas C. Kwee, Marleen Woltman-van Iersel, John H. Maduro, Sjoukje F. Oosting, Elisabeth G.E. de Vries, and Carolina P. Schröder.

J Nucl Med 2021; 62(2): 177-83.

Background: l’osso è la prima sede di metastasi per metà dei pazienti che sviluppano tumore mammario metastatico. Attualmente, il National Comprehensive Cancer Network (NCCN) raccomanda scansioni total body per osso (BS) per valutare la presenza di metastasi ossee e considera la PET con 18F-fluorodeoxyglucose (FDG-PET) una modalità aggiuntiva opzionale. L’uso di BS da sola rischia di non riconoscere metastasi osteolitiche. Nonostante ci siano diversi studi che confrontano la BS e FDG-PET, nei fatti però questi non confrontato le implicazioni cliniche.

Scopo: confrontare gli outcome clinici nei pazienti con tumore mammario metastatico (MBC) sottoposti a BS con TC con mezzo di contrasto (ceCT) e FDG-PET con ceCT.

Metodi: sono stati inclusi i pazienti con nuova diagnosi si MBC non rapidamente progressivo che erano stati arruolati nello studio multicentrico IMPACT-MBC.

Tutti i pazienti sono stati sottoposti a BS, FDG-PET/CT e ceCT in fase iniziale. Le lesioni ossee sono state valutate tutte nelle tre diverse modalità da due radiologi e due medici nucleari. Le raccomandazioni nella gestione erano fatte attraverso un pannello di cinque oncologi in due occasioni separate nel corso di dieci incontri basate su BS+ceCT durante il primo incontro e sulla FDG-PET/CT durante il secondo. Qualsiasi informazione rilevante riguardo gli organi viscerali coinvolti fornita dalla FDG-PET veniva presentata durante entrambi gli incontri. Durante l’analisi di queste raccomandazioni, le differenze clinicamente significative comprendevano diversi obiettivi di trattamento (curativi o meno) e diverse terapie sistemiche o locali.

Risultati: dei 102 pazienti con MBC inclusi, 93 avevano lesioni ossee alla ceCT, BS e/o FDG-PET, con 9 pazienti aventi lesioni ossee dubbie. Tra gli altri 84 pazienti, 3,473 lesioni ossee sono state identificate; 1,004 alla sola ceCT, 655 alla sola BS e 2,285 alla sola FDG-PET. La FDG-PET identificava in modo più significativo molte più lesioni ossee rispetto alla ceCT e alla BS e alla ceCT più che alla BS. La ceCT identificava 299 lesioni in 33 pazienti che non erano riconosciute alla BS o alla FDG-PET.

Le raccomandazioni sulla gestione differivano in 16 di 102 pazienti poiché sono state identificate come lesioni alla FDG-PET+ceCT che non erano state riconosciute alla BS+ceCT, con il risultato di una terapia più sistemica (7 pazienti) o di un cambiamento nell’obiettivo di trattamento in palliative (9 pazienti). Quelli per i quali era raccomandata una terapia più sistemica avevano una malattia metastatica estesa con interessamento viscerale mentre quelli per i quali l’obiettivo di trattamento era cambiato avevano invece una malattia metastatica limitata. In 27 pazienti, le raccomandazioni avrebbero incluso l’esecuzione di una FDG-PET per valutare ulteriormente le lesioni.

Discussione: la FDG-PET ha portato a modifiche delle raccomandazioni per la gestione in 16 pazienti (9 modifiche all’intento palliativo, 7 modifiche ad una terapia più sistemica). Nonostante nessuno studio precedente abbia confrontato la rilevanza clinica della BS e della FDG-PET per il MBC, diversi studi hanno confrontato la loro capacità di identificare metastasi ossee: studi retrospettivi sono stati eseguiti e suggeriscono che se la FDG-PET è da fare, la BS non deve essere eseguita perché la BS non mostrerà lesioni che non sono identificate alla FDG-PET. Il suddetto lavoro conferma che la FDG-PET identifica in modo significativo più lesioni rispetto alla BS e suggerisce che l’uso della FDG-ET+ceCT rispetto alla BS+ceCT potrebbe condurre a cambiamenti di gestione clinicamente significativi.

 

Hybrid imaging in dementia: A semi-quantitative (18F)-fluorodeoxyglucose positron emission tomography/magnetic resonance imaging approach in clinical practice.

Ana Marija Franceschi, Kiyon Naser-Tavakolian, Michael Clifton, Osama Ahmed, Katarina Stoffers, Lev Bangiyev, Giuseppe Cruciata, Sean Clouston, and Dinko Franceschi.

World J Nucl Med 2021; 20(1): 23-31.

Background: la PET/MRI sta emergendo come un nuovo approccio nella valutazione dei disturbi neurodegenerativi. La diagnosi precoce dei disordini neurodegenerativi è fondamentale per trattare in modo efficace così da mantenere una buona qualità della vita e rallentare la progressione della malattia. L’imaging di 18F-fluorodeoxyglucose PET (FDG-PET) del cervello mostra le caratteristiche delle variazioni dei disordini neurodegenerativi come un interessamento di uno specifico lobo e patterns di ipometabolismo: la malattia di Alzheimer (AD) ad esempio, coinvolge la porzione mediale del lobo temporale e posteriore del lobo parietale con corrispettivo ipometabolismo; la demenza frontotemporale (FTD) tipicamente interessa i lobi frontale e temporale; la demenza a corpi di Lewy (DLB) colpisce il lobo occipitale; infine, la degenerazione corticobasale (CBD), sebbene poco compresa data la sua rarità, interessa i lobi frontale e parietale. Combinare la FDG-PET con una simultanea MRI permette una migliore localizzazione anatomica e correzione delle regioni atrofiche che sottostimerebbero il metabolismo locale.

Scopo: valutare la relazione tra la perdita di volume della sostanza grigia e il ridotto uptake metabolico di specifici lobi cerebrali in paziento sottoposti a FDG-PET/MRI per demenza clinica.

Metodi: questo studio retrospettivo ha identificato 89 pazienti sottoposti a FDG-PET/MRI cerebrale per demenza clinica. Tutti i pazienti hanno conseguentemente ricevuto una diagnosi di uno specifico sottotipo di demenza (SD; FTD; DLB o CBD) basata su dati clinici e uptake metabolico e la corrispettiva perdita di volume alla FDG-PET/MRI. Gli autori hanno raccolto i comuni sintomi di presentazione a partire dai dati clinici, definiti come sintomi presenti in >50% dei pazienti con quel dato sottotipo. L’imaging è stato eseguito con una mMR Siemens da 3T integrato con scanner PET/MRI e le valutazioni sono state eseguite da due neuroradiologi e un medico nucleare mediante i software MIMneuro e NeuroQuant. Per valutare l’ipometabolismo, uno z-score semi-quantitativo al di sotto di -1,65 era definito come metabolismo anormale, a supporto della diagnosi di quel sottotipo. Per valutare la perdita di volume lobare, volumi al di sotto del quinto percentile per età erano definiti come perdita di volume patologica. Le diagnosi erano discusse tra i tre radiologi e i clinici di riferimento. La correlazione statistica tra ipometabolismo e perdita di volume è stata fatta mediante il coefficiente di correlazione di Pearson per ogni tipo di demenza.

Risultati: degli 89 pazienti, 29 avevano ricevuto diagnosi di AD, 34 di FTD, 14 di DLB e 13 di CBD. Nei pazienti con AD, diversi comuni sintomi clinici comprendevano progressiva perdita di memoria maggiore di un anno e difficoltà con le attività di vita quotidiana. È stata trovata una debole correlazione positiva tra lo z-score di ipometabolismo e i percentili di perdita di volume nei lobi parietale (r=0.3, p=0.120) e temporale (r=0.38, p<0.05). Nei pazienti con FDT, i cambiamenti comportamentali erano singolari tra i più comuni sintomi di presentazione. Una debole relazione è stata trovata nel lobo frontale (r=0.35, p=0.051), con nessuna correlazione per il lobo temporale (r = 0.02, p=0.916). Nei pazienti con DLB, disturbi della marcia e allucinazioni visive erano sintomi comuni. Una debole correlazione positiva è stata trovata per il lobo occipitale (r=0.42, p=0.130), e una debole correlazione positiva anche per il lobo parietale (r=0.22, p=0.447). Nei pazienti con CBD, sintomi di presentazione differenti comprendevano debolezza unilaterale e aprassia. Una correlazione moderatamente positiva tra z-score di ipometabolismo e percentili di perdita di volume è stata trovata nel lobo parietale (r=0.58, p<0.05).

Discussione: gli autori hanno indagato sulla eseguibilità dell’impiego di analisi lobari-specifiche semi-quantitative di ipometabolismo e perdita di volume nella diagnosi dei sottotipi di demenza. Questi hanno dimostrato correlazioni positive tra loro in tutti i sottotipi, attraverso variazione della forza e significato statistico entro i vari sottogruppi. Nonostante le esigue dimensioni del campione, questi risultati precoci suggeriscono l’utilità di questi strumenti semi-quantitativi per incrementare la confidenza diagnostica nei sottotipi di demenza.

 

Translated by Dr. Costanza D’angelo and Dr. Roberto Cannella

References
  • Share