What’s new in MSK Imaging (Italian) – June 2021

4 anni ago

Translated by: Costanza D’Angelo and Roberto Cannella 

 

Diagnostic algorithm in septic total knee arthroplasty failure – What is evidence-based? 

Christian Suren, Igor Lazic, Maximilian Stephan, Florian Walter Lenze, Florian Pohlig, Rüdiger von Eisenhart-Rothe 

Journal of Orthopaedics 

Background:

Una delle principali difficoltà nella gestione del fallimento dell’artroplastica totale del ginocchio (TKA) è determinare se la causa risiede in un’infezione dell’articolazione protesica (PJI), una delle più comuni diagnosi differenziali nel fallimento della TKA. 

Non esiste un singolo criterio che abbia sufficiente accuratezza diagnostica nello stabilire la diagnosi di PJI o per scartarla del tutto. 

In ordine per stabilire un affidabile standard diagnostico, diverse istituzioni hanno postulato definizioni di PJI con criteri distinti e hanno suggerito algoritmi con lievi differenze. Questo articolo revisiona i criteri compresi nelle definizioni dell’American Academy of Orthopaedic Surgeons (AAOS), Musculoskeletal Infection Society (MSIS), International Consensus Meeting on the Definition of Prosthetic Joint Infections (ICM), Infectious Diseases Society of America (IDSA), and the European Bone and Joint Infection Society’s (EBJIS). 

Disegno dello studio: 

Articolo di revisione. 

Sommario:

L’infezione acuta della TKA spesso si presenta con i classici sintomi di infezione, tuttavia, un’infezione cronica di basso grado può essere equivocata e spesso irrilevante all’esame, con il dolore come il sintomo più sensibile (ma il meno specifico) riportato dal paziente. 

Gli indici di laboratorio possono essere di aiuto in ulteriori valutazioni. Le definizioni della MSIS e ICM per PJA comprendono valori soglia di 10 mg/l per la PCR and 30 mm/h per la VES come sufficientemente sensibili per PJI di basso grado. Questi non sono compresi nelle definizioni della IDSA o EBJIS e sono intesi solo come test di screening. Il MSIS comprende anche il valore plasmatico del D-dimero (con valore soglia di 860 ng/ml) come un criterio aggiuntivo di screening minore.  

L’imaging non è in genere compreso nelle definizioni della PJI. Radiogrammi planari sono parte di qualunque gestione di TKA dolorosa e può rivelare un rigetto, ma senza poter distinguere tra casi settici e asettici. La velocità alla quale si sviluppa il rigetto può essere un dato di aiuto. Mentre la RM può essere più indicativa, specie usando sequenze con riduzione da artefatti metallici, i report sono troppo incoerenti per essere inclusi nelle attuali definizioni/algoritmi per PJI. 

La scintigrafia ossea con 99mTc mostra buona sensiblità per il rigetto anche se non è specifico per il rilevamento di PJI. 

La PWT o scansioni con globuli bianchi marcati possono essere più utili per questo scopo. 

L’analisi del fluido sinoviale è uno step diagnostico chiave per la diagnosi di PJI con un cut-off di 3000 cells/ul e 80% di neutrofili come valore soglia per sospetta infezione di basso grado secondo i criteri ICM e MSIA, mentre i criteri EBJIS fissano questi valori inferiori. Le strisce reattive per l’esterasi leucocitaria sono adesso anche incluse nella definizione ICM. Colture di fluido sinoviale è anche universalmente raccomandato, con colture tenute per 14 giorni per rilevare organismi a lenta crescita, mentre la PCR può anche essere di aiuto.  

Infine, intraoperatoriamente, 3-6 biopsie dovrebbero essere eseguite per coltura e coltivate per 14 giorni. Gli antibiotici preoperatori è improbabile che modifichino i risultati.  

Risultati:

Le guide linea dell’AAOS suggeriscono di separare gli algoritmi basati sul rischio. Se la VES e la PCR sono negative, non sono raccomandate ulteriori valutazioni e l’infezione è considerata improbabile. Se positiva, è raccomandata l’aspirazione dell’articolazione con aspirazione ripetuta se il risultato è equivocabile. Questo può procedere con sezioni congelate intraoperatorie, imaging nucleare o 3 mesi di follow-up nei pazienti in cui è necessario. 

Gli altri criteri usano indici di laboratorio, imaging nucleare e valutazioni intraoperatorie in gradi variabili. In generale, queste definizioni forniscono un approccio comune ad un difficile problema clinico.  

Conclusioni:

Diverse definizioni di infezione articolare protesica sono state proposte nel corso di una decade. Questo probabilmente cambierà nel tempo, comunque i criteri stabiliti vanno bene nell’approccio clinico e forniscono una definizione per PJI, è importante evitare danni da un eccessivo trattamento per le infezioni e dall’evitare di perdere un’infezione che potrebbe comportare un ulteriore trattamento/omissione di antibiotici. Di nota, l’imaging fornisce un minimo contributo in questa valutazione.  

Link:

https://doi.org/10.1016/j.jor.2020.12.020 

Commento editoriale senior: 

Grazie per una buona revisione. L’imaging ha un ruolo significante nell’identificare l’estensione dell’infezione. La periostite sui radiogrammi è un segno utile di infezione a parte la radiotrasparenza peri-protesica circonferenziale e un cambiamento significativo rispetto ai radiogrammmi precedenti. Anche la presenza d tratti sinusali, raccolte complesse ed edema fasciale sono ottimi segni di infezione alla RM. 

Messaggio da portare a casa dello specializzando di radiologia:

La diagnosi di infezione articolare protesica comprende molti più studi degli esami radiologici, tuttavia il radiologo dovrebbe essere più di aiuto nel riconoscere il rigetto di una protesi articolare, compreso la rapidità con cui questa si instaura. 

Inoltre, mentre la RM non è ancora compresa nella definizione di PJI, i protocolli MARS aumentano la probabilità che l’imaging possa essere più utile in futuro e possa essere incluso dei criteri diagnostici e anche la PET potrebbe essere utile in futuro per l’identificazione dell’infezione.  

 

Complications in image-guided musculoskeletal injections 

John P. Hynes, Meadhbh Ni Fhlatharta, James W. Ryan, Peter J. MacMahon, Stephen J. Eustace, Eoin C. Kavanagh 

Skeletal Radiology 

Background: 

Le iniezioni muscoloscheletriche guidate da imaging contribuiscono alla gestione di molte condizioni acute e croniche. Possono alleviare il dolore, fornire informazioni diagnostiche sulla fonte del dolore e possono consentire ai pazienti di ritardare o prevenire l’intervento chirurgico. È stato riscontrato che le procedure guidate da imaging hanno una maggiore precisione nel posizionamento dell’ago rispetto a quelle alla cieca. Tuttavia, i dati sull’incidenza delle complicanze rimangono limitati. 

Disegno dello studio: 

Studio retrospettivo sul miglioramento della qualità 

Partecipanti:

Un totale di 8226 pazienti sottoposti a iniezioni muscoloscheletriche con guida di immagini in un periodo di circa 4 anni presso un singolo istituto. Tutte le iniezioni sono state eseguite da radiologi consulenti con formazione in borsa in radiologia muscolo-scheletrica. 

Metodi: 

Il sistema di classificazione SIR per le complicanze è stato utilizzato per la categorizzazione e l’identificazione delle complicanze nei pazienti inclusi. Sono stati registrati il ​​tipo di procedura e il tasso di complicanze per ciascuna categoria. 

Resultati: 

Esattamente 100 dei 8226 pazienti sono stati identificati come affetti da complicanze, con un tasso di complicanze complessivo dell’1,2%. Una complicazione è stata classificata come “maggiore” (dolore alla schiena e sintomi dell’arto inferiore destro < 1 ora dopo la procedura e una nuova estrusione del disco dopo blocco steroideo epidurale caudale) e ha richiesto un intervento chirurgico accelerato (discectomia). I restanti 99 sono stati classificati come complicanze minori, più frequentemente un’esacerbazione del dolore (58 pazienti) che era autolimitante e/o ha risposto all’analgesia da banco in tutti i casi. 4 delle complicanze minori erano parestesie isolate degli arti inferiori o del piede, che si sono tutte risolte senza intervento. 9 pazienti hanno riportato arrossamento del viso che si è risolto spontaneamente. 8 pazienti hanno descritto disturbi gastrointestinali, tutti risolti con misure di supporto. 7 hanno descritto mal di testa post procedura, nessuno dei quali ha richiesto ulteriori indagini o interventi. Complicanze meno frequenti (3 o meno pazienti) includevano eruzione cutanea/prurito, dolore toracico/palpitazioni, gonfiore facciale, affaticamento/debolezza, disuria e visione offuscata. 

Le procedure muscoloscheletriche extraspinali (classificate come “altre” in questo studio) avevano una probabilità significativamente maggiore di complicanze (1,86%) rispetto alle procedure spinali incluse (iniezioni guidate da TC del rachide cervicale – 0,93%, radice del nervo lombare – 0,85%, faccette articolari lombari – 0,67% e iniezioni epidurali caudali – 1,29%). Le sedi anatomiche con complicanze più comuni sono state l’articolazione gleno-omerale (2,97%) e l’articolazione sacroiliaca (3,51%). 

In letteratura è riportato che l’artrite settica si verifica con un tasso <0,1%, ma non si è verificata in questa serie che includeva l’uso di routine della tecnica asettica. Non si sono verificate nemmeno reazioni allergiche significative, sebbene il gonfiore del viso e le reazioni pruriginose potrebbero rappresentare reazioni allergiche ritardate. 

Conclusioni:

Le procedure spinali e articolari guidate da immagini muscoloscheletriche sono procedure sicure e generalmente ben tollerate con un tasso di complicanze minori dell’1,2% dei pazienti e un tasso di complicanze maggiori di circa lo 0,01%, con la complicazione più comune un aumento transitorio e limitato del dolore nel sito. 

Link:

https://doi.org/10.1007/s00256-020-03565-y 

Commento editoriale senior:

Lavoro eccellente. Stabilisce il fatto che le procedure MSK eseguite con attenzione con precauzioni asettiche e guida di immaging portano a tassi di complicanze estremamente bassi. 

Messaggio da portare a casa per lo specializzando in radiologia: 

Le procedure muscoloscheletriche guidate da immagini sono sicure e ben tollerate. Questo articolo fornisce strumenti che i tirocinanti possono utilizzare quando consigliano il paziente prima della procedura sugli effetti e sui rischi previsti. 

 

CT Attenuation Values Do Not Reliably Distinguish Benign Sclerotic Lesions From Osteoblastic Metastases in Patients Undergoing Bone Biopsy 

Antoine Azar, Hillary W. Garner, Nicholas G. Rhodes, Bhavya Yarlagadda and Daniel E. Wessell  

American Journal of Roentgenology 

Background:

La TC è uno strumento diagnostico comune nella valutazione del paziente e le lesioni ossee comunemente presenti in questa modalità di imaging. Reperti ossei accidentali possono avere un significato indeterminato e possono richiedere un ampio studio aggiuntivo. La distinzione tra focolai sclerotici benigni come l’enostosi da una lesione maligna può essere difficile in assenza di reperti secondari caratteristici. 

Domanda:

L’attenuazione TC può essere utilizzata per determinare in modo affidabile lesioni ossee benigne o maligne? 

Disegno dello studio:

Studio retrospettivo  

Partecipanti:

Pazienti sottoposti a TC e biopsia ossea TC guidata presso la clinica Mayo entro un periodo di circa 10 anni. 

Criteri di esclusione:

Sono stati esclusi i pazienti senza lesione correlata da TC diagnostica e nel sito della biopsia ossea, quelli senza una lesione sclerotica alla revisione da parte di un radiologo muscoloscheletrico e quelli senza referto patologico o con biopsia non diagnostica. 

Metodi:

I referti TC entro il periodo di tempo stabilito sono stati ricercati per una varietà di termini utilizzati per le lesioni ossee sclerotiche. I referti sono stati quindi anche ricercati per biopsie ossee TC guidate. Gli elenchi sono stati incrociati per ottenere un elenco di pazienti con lesioni sclerotiche che sono stati identificati alla TC e successivamente sottoposti a biopsia. 

Due radiologi muscoloscheletrici specializzati hanno esaminato l’imaging e i risultati patologici per ciascuna lesione per verificare che le lesioni sottoposte a biopsia fossero sclerotiche e che i referti patologici fossero disponibili. Le lesioni erano considerate sclerotiche se avevano un’attenuazione maggiore dell’osso trabecolare sulle immagini TC della finestra ossea e non contenevano una componente grassa o litica. Un terzo radiologo muscoloscheletrico è intervenuto nei casi che avevano disaccordo tra i lettori sull’inclusione della lesione. 

Sono stati recuperati i dati demografici, nonché una storia clinica compresa la storia di tumori maligni e radioterapia/chemioterapia. Due radiologi muscoloscheletrici formati dalla borsa di studio hanno esaminato in modo indipendente gli esami TC e hanno disegnato la ROI ellittica più grande possibile all’interno della lesione ossea che doveva essere sottoposta a biopsia. Ogni lettore ha registrato l’attenuazione massima e media. È stata prestata attenzione per escludere qualsiasi osso corticale adiacente. 

È stata quindi eseguita un’analisi statistica. 

Risultati:

Il campione totale includeva 280 lesioni ossee sclerotiche in 280 pazienti unici. 162 lesioni erano maligne e 118 benigne. Delle lesioni maligne 81 erano metastasi osteoblastiche non trattate e 81 avevano ricevuto un trattamento precedente. L’età media dei pazienti era più bassa nel gruppo benigno rispetto al gruppo maligno. La dimensione media della lesione era inferiore nel gruppo benigno. L’attenuazione CT massima e media non era significativamente diversa tra le combinazioni di gruppi per entrambi i lettori. 

L’attenuazione massima della TC era maggiore di 1060 per il 13-15% delle lesioni maligne e per il 21-23% delle lesioni benigne. L’analisi della curva ROC ha dimostrato che né l’attenuazione massima né quella media della lesione potevano distinguere accuratamente le lesioni sclerotiche benigne dalle lesioni maligne. 

Conclusioni:

Nessuna attenuazione TC è stata riscontrata in modo affidabile per distinguere le lesioni sclerotiche benigne da quelle maligne, anche se applicate da radiologi muscoloscheletrici. I limiti dello studio includono possibili errori di selezione poiché i pazienti con un elevato sospetto clinico di lesioni ossee maligne o con caratteristiche di imaging relative potrebbero avere maggiori probabilità di giustificare la biopsia, quindi il campione potrebbe non essere rappresentativo per la maggior parte delle lesioni ossee TC osservate dai radiologi. 

Link:

https://doi.org/10.2214/AJR.20.24029 

Commento dell’editore senior:

Non misuriamo mai l’attenuazione TC. La cosa migliore è correlare con l’attenuazione corticale e le lesioni simili alla corteccia sono più probabilmente totalmente calcificate senza cellule tumorali. Altri segni utili includono forma allungata lungo l’asse lungo dell’osso, lesioni adiacenti alla superficie articolare, margini irregolari trabecolati e nessun edema del midollo osseo. Molte lesioni trattate guarite, sebbene inizialmente maligne, possono anche apparire come isole ossee. 

Messaggio da portare a casa dello specializzando in radiologia:

L’attenuazione può essere un dato utile nella valutazione delle lesioni ossee per eziologie benigne o maligne, con un’HU simile o superiore alla corteccia che supporta l’eziologia benigna (enostosi). Sfortunatamente, come molti dati clinici, questo non può essere utilizzato come marker indipendente per escludere o essere diagnostico di malignità. I radiologi dovranno continuare a tenere conto della storia del paziente e delle caratteristiche morfologiche nella valutazione delle lesioni ossee al fine di determinare la diagnosi più probabile e i passi successivi. 

 

Dual energy computed tomography evaluation of skeletal traumas

Igino Simonett, Francesco Verde, Luigi Palumbo, Francesco Di Pietto, Marta Puglia, Mariano Scaglione, Alfonso Ragozzino, Stefania Romano 

European Journal of Radiology 

Background:

Il trauma è una condizione comune al pronto soccorso e la ricerca di fratture ossee è spesso una componente della valutazione. Da notare che l’edema traumatico del midollo osseo (BME) è un marker di fratture occulte o lievi che non sono visibili agli esami TC di routine. La RM è attualmente la modalità con la massima sensitività ma è difficile da eseguire nella valutazione in acuto. La CT dual energy (con mappe di edema del midollo osseo) offre un’alternativa per valutare l’edema del midollo osseo. La mappatura del collagene può anche essere utile nella valutazione del danno dei tessuti molli nel trauma.  

Disegno dello studio:

Revisione  

Sommario:

Tecnicamente, la TC dual energy (DECT) usa il rapporto tra le energie a basso e alto kilovoltaggio per differenziare il contorno di singoli atomi, così da distinguere i vari tipi di tessuto. Esistono software di post-processing e algoritmi per l’utilizzo di questi dati, dove l’identificazione dell’edema del midollo osseo è una delle sue applicazioni. Questo offre un codice di ricostruzione per identificare l’edema del midollo osseo e focalizza l’attenzione del radiologo sull’area di interesse. 

L’edema del midollo osseo è un marker consolidato di lesioni scheletriche e la tecnica DECT ha dimostrato di aiutare nel rilevamento di lesioni scheletriche assiali e appendicolari, con una sensibilità dell’85% e una specificità del 97% rispetto alla risonanza magnetica sulla meta-analisi. È stato dimostrato che il DECT è utile per stabilire la cronicità di lesioni come le fratture da compressione vertebrale. Ha una maggiore sensibilità per la frattura pelvica del 4-5% rispetto alla TC normale, con la stessa sensibilità e specificità della risonanza magnetica in sospette fratture da fragilità. Nel polso, il DECT aveva una sensibilità del 100% e una specificità del 99,5% al ​​rilevamento delle fratture dell’osso carpale. 

Le limitazioni alle mappe BME includono la media del volume con l’osso corticale, l’interpretazione più difficile nei pazienti con midollo emopoietico e l’edema in altre patologie come l’infezione. La variabilità del lettore può anche limitare la valutazione. 

La mappatura del collagene presenta un altro uso della TC a doppia energia nell’ambiente traumatico. Il DECT aveva una sensibilità del 79% e una specificità del 100% nella diagnosi delle lesioni del LCA rispetto alla risonanza magnetica. Gli studi iniziali hanno suggerito che la DECT può anche essere utile nella diagnosi di lesioni tendinee e dischi intervertebrali (con una sensibilità DECT dell’85% e una specificità del 75% per il coinvolgimento del disco nelle fratture vertebrali rispetto alla risonanza magnetica, con prestazioni migliori della sola TC). 

Infine, la riduzione degli artefatti metallici può fare uso di scanner a doppia energia per ottimizzare la valutazione del tessuto molle e dell’osso adiacenti. In questa impostazione, le immagini monocromatiche più alte disponibili sono generalmente le più utili adiacenti al metallo. 

Conclusioni:

I traumi muscoloscheletrici acuti sono un’indicazione frequente per gli esami e una maggiore specificità e sensibilità diagnostica è sempre utile per il paziente, il radiologo e i medici. Il DECT consente l’identificazione dell’edema del midollo osseo e delle strutture contenenti collagene, precedentemente ben identificate solo sulla risonanza magnetica, un test meno disponibile e più costoso. Il DECT può essere di grande utilità nell’implementazione nel contesto delle emergenze. 

Link:

https://doi.org/10.1016/j.ejrad.2020.109456 

Commento dell’editor senior: 

Le mappe dell’edema del midollo osseo sono ottenute di routine negli studi MSK nel nostro istituto. Sono molto utili per trovare il sito della frattura, soprattutto se l’intera estremità viene visualizzata, determinando la frattura acuta vs cronica, per la creazione di mappe deiodizzate per ricostruzioni 3D volume rendering, riduzione degli artefatti metallici e, infine, per i casi di osteomielite, dove non è possibile ottenere la risonanza magnetica. Lo trovo molto utile per le estremità, non tanto nello scheletro assiale per via degli artefatti del midollo rosso. Inoltre, l’edema può essere oscurato se il paziente è ingessato nonostante abbia una frattura acuta. In piccole aree, ad es. piede, più ossa possono mostrare edema a causa di contusioni, ma la mappa aiuta ancora ad attirare l’attenzione del revisore sul sito ferito. 

Messaggio da portare a casa dello specializzando in radiologia:

Il DECT può essere utile nel contesto di lesioni muscoloscheletriche. Le mappe dell’edema del midollo osseo possono aiutare ad attirare l’attenzione del radiologo su fratture sottili o non scomposte e la mappatura del collagene può aumentare la diagnosi di lesioni alle strutture dei tessuti molli. Inoltre, le mappe dell’edema del midollo osseo possono essere utili per determinare l’età di una lesione. I tirocinanti in radiologia dovrebbero acquisire familiarità con questi nuovi dati e il software di post-elaborazione necessario per aumentare la loro resa diagnostica e certezza. 

 

Management of Partial Tears of the Anterior Cruciate Ligament: A Review of the Anatomy, Diagnosis, and Treatment 

Austin V Stone, Sean Marx, Caitlin W Conley 

Journal of the American Academy of Orthopaedic Surgeons  

Background:

Le rotture parziali del LCA compromettono circa il 10-27% delle lesioni isolate del LCA e possono essere difficili da diagnosticare clinicamente. Esistono diverse opzioni di trattamento, dalla gestione conservativa, alla ricostruzione parziale, alla ricostruzione completa del LCA. 

Disegno dello studio:

Revisione 

Sommario:

L’ACL è composto principalmente da collagene di tipo I e III con collagene di tipo IV nei siti di inserzione. L’attacco ACL è considerato un tipo di inserzione ossea del legamento diretto e contiene 4 zone istologiche: legamento, fibrocartilagine non calcificata, fibrocartilagine calcificata e osso. L’ACL si inserisce sull’aspetto posteromediale del condilo femorale laterale e si estende distalmente e anteriormente per inserirsi in un’area appena anteriore all’eminenza intercondiloidea della tibia. È diviso in fascio anteromediale (AMB) e fascio posterolaterale (PLB) con impronte distinte sulla tibia e sul femore. L’AMB è isometrico e il PLB è anisometrico, con l’AMB che appare come una fascia piatta in estensione con il PLB teso, e con l’AMB serrato e PLB allentato con flessione progressiva. L’AMB fornisce un vincolo anteriore in flessione e il PLB fornisce un vincolo rotante in estensione, con una forza anteriore in flessione più probabile che ferisca l’AMB e una forza simile in estensione più probabile che ferisca il PLB. L’afflusso di sangue proviene dall’arteria genicolare mediale. 

Un versamento è comune nella lesione acuta. L’esame di Lachman spesso suscita una moderata lassità anteriore rispetto al lato controlaterale, con un punto finale ritardato, ma fermo. Il test pivot shift di grado 2 e 3 è più comunemente associato a rottura completa del LCA, mentre le rotture parziali hanno maggiore probabilità di essere classificate a 0 o 1. Si crede che il segno di leva abbia un’accuratezza diagnostica del 77%. 

L’imaging può essere utile nella valutazione della rottura del LCA. Le radiografie sono utilizzate per valutare la lesione ossea. Le radiografie da stress laterale non hanno dimostrato di essere superiori alle radiografie convenzionali in una revisione sistemica. 

La risonanza magnetica è più comunemente utilizzata, ma è meno affidabile nella categorizzazione e nell’identificazione delle lesioni parziali rispetto alle lesioni complete, con un’accuratezza del 25-53% in letteratura. Un aumento del segnale T2 all’interno dell’ACL, un ispessimento/disorganizzazione diffuso dell’ACL può suggerire una rottura parziale. Anche l’imaging obliquo può essere utile per la valutazione. Il segno “gap” è un segnale aumentato tra il condilo femorale laterale e l’ACL prossimale e il segno “footprint” è un segnale aumentato all’inserimento del PLB sulla tibia. Anche questi possono essere utili. 

Nel complesso, il gold standard per la diagnosi è la conferma intraoperatoria nel contesto di un esame stabile del ginocchio. 

Il trattamento non chirurgico con riabilitazione è indicato per ginocchia clinicamente stabili e funzionali, tuttavia è improbabile che le lacrime parziali guariscano senza intervento chirurgico perché il liquido sinoviale limita il normale processo di guarigione attraverso una guaina di fibrina con sostituzione con collagene e fibroblasti. La letteratura più recente con l’iniezione di farmaci biologici come PRP o fattori di crescita ha avuto risultati variabili. 

I fasci selettivi possono essere ricostruiti chirurgicamente, cercando di ripristinare l’anatomia del singolo fascio. Possono essere eseguite anche ricostruzioni tradizionali, a vantaggio della riproducibilità e senza differenze significative nei risultati funzionali. 

Conclusioni:

Le rotture parziali del LCA possono essere una diagnosi clinica impegnativa basata su reperti clinici e radiologici. Il gold standard per la diagnosi è la valutazione intraoperatoria.  

Il trattamento va dalla ricostruzione conservativa a quella completa del LCA. 

Link: 

https://doi.org/10.5435/jaaos-d-20-00242 

Commento dell’editore senior:

Il trattamento chirurgico della lesione del LCA dipende dalla richiesta fisica del paziente (atleta o non atleta), dalle lesioni coesistenti del menisco e dall’età, a parte l’effettiva entità della lesione parziale del LCA. Le lesioni parziali da sole possono o non possono portare all’instabilità del ginocchio. In qualità di radiologo, spetta a noi descrivere con precisione l’entità della lesione (ovvero dissezione virtuale su una risonanza magnetica ad alta risoluzione di buona qualità). Non eseguiamo risonanze magnetiche oblique poiché le risonanze magnetiche 3D hanno voxel inferiori a 1 mm e possono essere ricostruite in qualsiasi piano desiderato, rimuovendo l’errore tecnico di pianificazione. Inoltre, l’elevato SNR e il miglior contrasto dei fluidi dell’imaging TSE 3D consentono la differenziazione dei componenti mucoidi e cicatriziali dalle fibre del fascio di LCA vere e lacerate. 

Messaggio da portare a casa per lo specializzando in radiologia:

Le lesioni parziali del LCA possono essere difficili da identificare radiologicamente. La vascolarizzazione della lesione del LCA può aumentare la probabilità che un versamento/emartro sia radiologicamente evidente. Le radiografie sotto sforzo non si sono dimostrate utili. Una particolare attenzione sulla risonanza magnetica ai distinti fasci del LCA può aiutare a migliorare il valore diagnostico della risonanza magnetica in questa impostazione. 

References
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