What’s new in MSK Imaging (Italian) – December 2020

5 anni ago
Superolateral Hoffa Fat Pad Edema and Patellofemoral Maltracking: Systematic Review and Meta-Analysis

Kim JH, Lee SK.

American Journal of Roentgenology. 2020 Jun 6:1-3.

https://www.ajronline.org/doi/abs/10.2214/AJR.19.22263

Background: l’edema superolaterale del cuscinetto adiposo di Hoffa (SHFP) è un segno di una sindrome sottostante caratterizzata da dolore al ginocchio anteriore e dolorabilità nel polo inferiore della rotula in giovani adulti. È causato dall’attrito tra il tendine rotuleo e il condilo femorale laterale, che porta a un’alterazione edemigena nell’SHFP per reazione infiammatoria. La RM ha dimostrato un’eccellente capacità nel confermare questa diagnosi clinica mediante la dimostrazione di un aumento focale dell’intensità del segnale in immagini con soppressione del grasso T2 pesate o pesate in densità protonica del SHFP tra il tendine rotuleo e il condilo femorale laterale.

Domande: l’edema del SHFP è ben noto per essere associato a maltracking e malallineamento rotuleo. La domanda è se i pazienti con edema del SHFP siano più sintomatici rispetto a quelli senza, avendo entrambi i gruppi altri parametri associati al maltracking. Quali parametri di imaging del maltracking femoro-rotuleo sono associati all’edema superolaterale del cuscinetto adiposo di Hoffa (SHFP)?

Design: revisione sistematica e meta-analisi

Criteri di inclusione: gli studi sono stati inclusi se soddisfacevano i criteri di confronto dei pazienti con e senza edema SHFP e di valutazione dei parametri di maltracking femoro-rotuleo in RM.

Criteri di esclusione: gli studi sono stati esclusi se si trattava di case report o serie di casi, articoli di revisione, linee guida, lettere all’editore, revisioni sistematiche o meta-analisi o abstracts di conferenze. Sono stati anche esclusi se non riportavano chiaramente i parametri di maltracking femoro-rotuleo in RM.

Metodo: è stata eseguita una ricerca sistematica nei database MEDLINE, Embase e Cochrane Library per identificare gli studi che valutano la relazione tra edema SHFP e maltracking femoro-rotuleo. I parametri per la valutazione del maltracking femoro-rotuleo in RM sono stati rivisti per ogni studio. Due revisori hanno eseguito la selezione degli studi, la valutazione metodologica della qualità e l’estrazione dei dati.

Risultati principali: nove studi erano eleggibili per l’inclusione nel presente studio. Dai suddetti studi inclusi, sono stati analizzati nove parametri che valutano il maltracking femoro-rotuleo: angolo femoro-rotuleo laterale, inclinazione rotulea, lateralizzazione rotulea, profondità trocleare, profondità del solco, angolo del solco, inclinazione trocleare laterale, distanza tra la tuberosità tibiale e il solco trocleare e il rapporto Insall-Salvati. I pazienti con edema SHFP avevano una maggiore inclinazione rotulea, una maggiore lateralizzazione rotulea, una maggiore distanza tra la tuberosità tibiale e il solco trocleare e un rapporto Insall-Salvati più elevato rispetto ai pazienti senza edema SHFP.

Conclusione: i parametri di imaging del maltracking femoro-rotuleo, come una rotula spostata lateralmente, una maggiore distanza TTTG e la rotula alta, sono correlati all’edema SHFP.

Commento: l’edema SHFP è un reperto anatomico patologico e si osserva nel sito di conflitto femoro-rotuleo superolaterale. Tuttavia, è difficile valutare la correlazione con il dolore o la mobilità ridotta. Congratulazioni per il bel lavoro nel riassumere l’associazione dell’edema SHFP con le misure di malallineamento femoro-rotuleo.

Messaggio da ricordare: Il dolore al ginocchio anteriore è uno scenario di presentazione comune, ma impegnativo. Una delle cause principali è il maltracking rotuleo. L’edema del cuscinetto adiposo superolaterale è un indicatore secondario di maltracking. I fattori su cui concentrarsi sono:

  • Rotula spostata lateralmente
  • Maggiore distanza TT TG
  • Rotula alta

 

Quantitative Variable Assessment of Patellar Instability: An MRI-Based Study

Friedman MV, Hillen TJ, Misra S, Hildebolt CF, Rubin DA.

American Journal of Roentgenology. 2020 Sep 9:1-8.

https://www.ajronline.org/doi/abs/10.2214/AJR.19.22556

Background: la displasia trocleare, la lateralizzazione della tuberosità tibiale e la posizione alta della rotula sono stati identificati come i fattori più importanti che predispongono i pazienti all’instabilità rotulea. La valutazione accurata e la caratterizzazione di questi diversi fattori aiutano a guidare la gestione del paziente, con la displasia trocleare considerata come uno dei fattori anatomici più importanti.

Domande: i tre parametri RM per l’instabilità rotulea – TT-PCL, TT-TG e displasia trocleare – possono essere misurati in modo affidabile e riproducibile? Possono misurare la predisposizione anatomica all’instabilità rotulea individualmente o in combinazione con gli altri parametri?

Design: studio retrospettivo.

Partecipanti: la popolazione dello studio era composta da 43 donne e 57 uomini (età media, 21,7 anni; range, 13-50 anni) che hanno ricevuto una diagnosi clinica e RM di un evento di lussazione rotulea in un singolo centro dal 2013 al 2015.

Criteri di inclusione: pazienti che hanno ricevuto una diagnosi sia clinica che RM di un evento di lussazione rotulea. L’esame clinico ha rivelato risultati positivi al test dell’apprensione, un’eccessiva traslazione del quadrante rotuleo, versamento articolare e una mancanza di risultati positivi dell’esame del crociato e meniscale.

Criteri di esclusione: storia di un evento di instabilità rotulea, precedente intervento chirurgico al ginocchio o lesione concomitante del legamento crociato o collaterale al momento dell’evento di lussazione rotulea con conseguente instabilità articolare che potrebbe influenzare le misurazioni desiderate.

Metodi: 100 pazienti con diagnosi di lesione da lussazione rotulea e 100 pazienti di controllo di pari età e sesso sono stati esaminati utilizzando la RM. Sono state misurate la distanza tra il tubercolo tibiale e il legamento crociato posteriore (TT-PCL), la distanza tra il tubercolo tibiale e il solco trocleare (TT-TG) e la profondità TG (displasia trocleare) da tre radiologi con formazione in radiologia muscoloscheletrica, in maniera indipendente. Il coefficiente di correlazione intraclasse (ICC) è stato utilizzato per valutare l’affidabilità intra-osservatore e inter-osservatore. I parametri in entrambi i gruppi sono stati testati per l’interdipendenza l’uno dall’altro e sono stati confrontati per la prevalenza e l’associazione con instabilità rotulea.

Risultati principali: tutti e tre i parametri hanno mostrato un’affidabilità intra-osservatore e inter-osservatore quasi perfetta ed erano significativamente più comuni nel gruppo di instabilità rotulea. La displasia trocleare aveva la più alta associazione con l’instabilità rotulea, sia come parametro unico che in combinazione a coppie con un TT-TG anormale. I cut-off ottimali per TT-TG e TT-PCL normali erano rispettivamente di 15,00 mm o meno e di 21,30 mm o meno. La soglia di cut-off normale ottimale per la valutazione della displasia trocleare attraverso la profondità trocleare era di 4,95 mm o più.

Conclusione: le misurazioni di TT-PCL, TT-TG e displasia trocleare possono essere valutate in modo affidabile in RM con un’affidabilità intra e inter-osservatore quasi perfetta. Le normali soglie di cut-off sia di TT-TG (≤ 15,00 mm) che di TT-PCL (≤ 21,30 mm) in RM possono essere abbassate. Lo studio ha confermato 5 mm o più come normale soglia di cut-off durante la valutazione della displasia trocleare attraverso la profondità trocleare. Infine, la prevalenza di lateralizzazione TT e displasia trocleare è significativamente più alta nella popolazione con instabilità rotulea e la displasia trocleare è il fattore più importante nello sviluppo dell’instabilità rotulea.

Commento: ottimo lavoro! Congratulazioni. Gli studi osservazionali o retrospettivi non possono tuttavia essere utilizzati per dimostrare il nesso di causalità. L’associazione sarebbe un termine migliore. Si spera che i chirurghi prestino maggiore attenzione alla trocleoplastica nel contesto del disallineamento / maltracking femoro-rotuleo, una procedura meno comunemente eseguita in Nord America.

Messaggio da ricordare:

  • I pazienti con instabilità rotulea sono preoccupati all’esame clinico, quando si mobilita la rotula.
  • La displasia trocleare è la causa principale dell’instabilità rotulea.
  • E’ utile guardare la profondità trocleare come indicatore di displasia.

 

Use of Advanced Imaging for Radiographically Occult Hip Fracture in Elderly Patients: A Systematic Review and Meta-Analysis

Haj-Mirzaian A, Eng J, Khorasani R, Raja AS, Levin AS, Smith SE, Johnson PT, Demehri S.

Radiology. 2020 Jul 7:192167.

https://pubs.rsna.org/doi/abs/10.1148/radiol.2020192167

Background: il tasso complessivo di fratture dell’anca non identificate sulle radiografie ma che richiedono un intervento chirurgico (cioè fratture chirurgiche dell’anca) rimane poco chiaro nei pazienti anziani che si sospetta abbiano tali fratture sulla base dei risultati clinici. Le fratture chirurgiche dell’anca sono state definite come fratture che richiedevano un intervento chirurgico immediato e includevano fratture della testa del femore, del collo del femore, intertrocanteriche o sotto-trocanteriche. Inoltre, l’importanza dell’imaging avanzato in questi pazienti non è stata valutata in modo completo.

Domande: qual è la frequenza della frattura dell’anca radiograficamente occulta nei pazienti anziani?

Esiste una sottopopolazione ad alto rischio?

La TC e la scansione ossea sono efficaci quanto la RM nel rilevamento delle fratture occulte?

Design: meta-analisi.

Partecipanti: sono stati identificati trentacinque studi (2992 pazienti; età media 76,8 anni ± 6,0 [deviazione standard]; 66% donne).

Criteri di inclusione: gli studi sono stati inclusi se i pazienti avevano un sospetto clinico di frattura dell’anca ma non c’era evidenza radiografica di frattura chirurgica dell’anca (inclusa l’assenza di qualsiasi frattura definita o solo la presenza di frattura isolata del grande trocantere [GT]).

Criteri di esclusione: studi che valutano pazienti senza sospetto clinico di avere frattura dell’anca, pubblicazioni non in inglese, casi clinici, serie di casi, revisione, opinione / editoriale, studio su animali

Metodi: è stata eseguita una ricerca in letteratura per identificare gli studi osservazionali in lingua inglese pubblicati dall’inizio al 27 settembre 2018. Il tasso di frattura chirurgica dell’anca è stato riportato in ogni studio in cui è stata utilizzata la RM come standard di riferimento. Sono stati valutati il tasso aggregato di fratture occulte, le performance diagnostiche della TC e della scintigrafia ossea e la forza dell’evidenza (SOE).

Risultati principali:

1) La frequenza delle fratture dell’anca radiograficamente occulte è elevata (range, 39% –92%) nei pazienti di età compresa tra 56 e 82 anni che presentano sospetto clinico di frattura dell’anca.

2) I pazienti hanno una maggiore probabilità di frattura dell’anca occulta se hanno evidenza radiografica di frattura isolata del grande trocantere (rischio relativo, 2.4), hanno almeno 80 anni (rischio relativo, 1.3), hanno rapporti radiografici equivoci (rischio relativo, 1.6), e una chiara storia di traumi recenti (rischio relativo, 1.5). 3) La TC e la scintigrafia ossea sono meno sensibili per le fratture occulte dell’anca (sensibilità, 79% e 87% rispettivamente) rispetto alla RM.

Conclusione: i pazienti anziani con dolore acuto all’anca e risultati negativi o ambigui alla radiografia iniziale hanno un’alta frequenza di fratture occulte dell’anca. Pertanto, le prestazioni di imaging avanzato (preferibilmente RM) possono essere clinicamente appropriate in tutti questi pazienti.

Commento: Congratulazioni per la vostra pubblicazione. L’analisi dimostra l’utilità della RM nelle fratture dell’anca, un fatto ben noto. Tuttavia, si dovrebbe valutare la tecnologia più recente – TC a strati sottili, DECT con mappa dell’edema del midollo osseo, ecc. – molto più facile da fare in ER rispetto alla RM.

Messaggi da ricordare:

  • La frattura occulta dell’anca sulle radiografie è un problema comune con risultati catastrofici, se non individuata.
  • Con un’anamnesi clinica appropriata negli anziani, non si deve esitare a eseguire l’imaging avanzato – RM, poiché cambia chiaramente la gestione.
  • Studio RM breve: le sequenze pelviche coronali STIR e coronali T1 sono adeguate per la valutazione.

 

Diagnostic Accuracy of Limited MRI Protocols for Detecting Radiographically Occult Hip Fractures: A Systematic Review and Meta-Analysis

Wilson MP, Nobbee D, Murad MH, Dhillon S, McInnes MD, Katlariwala P, Low G.

American Journal of Roentgenology. 2020:1-9.

https://www.ajronline.org/doi/full/10.2214/AJR.19.22676

Background: L’obiettivo principale di questa revisione sistematica e meta-analisi era valutare l’accuratezza diagnostica di protocolli RM limitati per il rilevamento di fratture femorali prossimali radiograficamente occulte rispetto a un protocollo RM multiparametrico con o senza esito clinico come standard di riferimento. I principali obiettivi secondari includevano la valutazione dell’accuratezza diagnostica dei protocolli pesati in T1 su un solo piano, STIR, pesate in T1 e STIR e pesate in T2 per l’individuazione di fratture femorali prossimali radiograficamente occulte.

Domande: qual è l’accuratezza diagnostica dei protocolli RM brevi per il rilevamento di fratture femorali prossimali radiograficamente occulte?

Design: revisione sistematica e meta-analisi.

Criteri di inclusione: sono stati valutati, con revisione del testo completo, tutti gli articoli originali che valutavano l’accuratezza diagnostica di un protocollo RM limitato per il rilevamento di fratture femorali prossimali radiograficamente occulte in pazienti con dolore acuto all’anca dopo un trauma minore rispetto a un protocollo RM multiparametrico con o senza esito clinico come standard di riferimento.

Criteri di esclusione: gli studi sono stati esclusi dall’analisi se sono stati valutati solo pazienti pediatrici di età inferiore a 18 anni, se sono stati inclusi meno di 10 pazienti, se è stata utilizzata una popolazione di pazienti diversa dai pazienti con dolore acuto all’anca dopo un trauma, se sono state incluse fratture non radiograficamente occulte, se un protocollo RM limitato non era il test indice, se la risonanza magnetica multiparametrica non era lo standard di riferimento, o, ancora, se non erano disponibili informazioni sufficienti per ricostruire una tabella di contingenza 2 × 2 dopo un tentativo di corrispondenza per e-mail con l’autore o gli autori. Inoltre, sono stati esclusi articoli non originali, quali articoli di revisione, linee guida, documenti di consenso, lettere ed editoriali.

Metodo: sono stati inclusi nell’analisi articoli originali con 10 o più pazienti che valutavano protocolli RM limitati per la diagnosi di fratture femorali prossimali radiograficamente occulte rispetto alla RM multiparametrica con o senza esito clinico come standard di riferimento. Pazienti, dati clinici, RM, e i parametri delle prestazioni sono stati acquisiti indipendentemente da due revisori. La meta-analisi è stata eseguita utilizzando un modello di regressione a effetti misti bivariati.

Risultati principali: cinque studi sono stati inclusi nella meta-analisi.

  1. La sensibilità e la specificità riepilogativa aggregata e ponderata e l’area sotto la curva ROC riepilogativa per protocolli RM brevi per il rilevamento di fratture dell’anca radiograficamente occulte erano rispettivamente 99%, 99% e 1.
  2. I valori aggregati di sensibilità e specificità per una sequenza pesata in T1 su un solo piano, solo sequenza STIR, sequenze T1 pesata e STIR e solo sequenza pesata in T2 erano i seguenti: 97% e 100%, 99% e 99%, 100% e 99% e 86% e 97%, rispettivamente.
  3. La sensibilità era del 100% quando le immagini venivano acquisite solo su scanner 3-T e del 99% quando interpretate solo da radiologi certificati. Il tempo medio di scansione per i protocolli RM brevi era inferiore a 5 minuti.

Conclusione: i protocolli RM brevi possono essere utilizzati come standard di cura nei pazienti con una frattura dell’anca sospetta ma radiograficamente occulta. Un protocollo composto da sequenze coronale T1 pesate e STIR è sensibile al 100%.

Commento: Grazie per il vostro lavoro. Il protocollo RM breve dovrebbe essere utilizzato più frequentemente dal dipartimento di emergenza, quando si valutano i pazienti, in particolare i pazienti anziani con dolore acuto all’anca o quando non possono caricare peso sull’arto, e le radiografie sono normali. L’analisi dimostra ancora una volta l’utilità della RM nelle fratture dell’anca, un fatto ben noto. Tuttavia, si dovrebbe valutare la tecnologia più recente – TC a strati sottili, DECT con mappa dell’edema del midollo osseo, ecc. – molto più facile da fare in pronto soccorso rispetto alla RM.

Messaggi da ricordare:

  • La risonanza magnetica è eccellente per diagnosticare la frattura occulta dell’anca.
  • Una protocollo breve in RM che dura meno di 5 minuti può diagnosticare la maggior parte delle fratture occulte.

 

Dual-Energy CT for Suspected Radiographically Negative Wrist Fractures: A Prospective Diagnostic Test Accuracy Study

Müller FC, Gosvig KK, Børgesen H, Gade JS, Brejnebøl M, Rodell A, Nèmery M, Boesen M.

Radiology. 2020 Jul 14:192701.

https://pubs.rsna.org/doi/abs/10.1148/radiol.2020192701

Background: i pazienti con trauma al polso e reperti negativi alle radiografie spesso vengono sottoposti a ulteriori esami RM per valutare fratture radiograficamente occulte. La TC a doppia energia può essere più facilmente disponibile della RM in alcune circostanze. Lo scopo di questo studio è valutare l’accuratezza diagnostica della TC a doppia energia nell’aiutare a rilevare l’edema del midollo osseo e la frattura nei pazienti con trauma del polso e sospetto clinico di frattura ma risultati negativi alle radiografie.

Domande: quanto è efficace la TC a doppia energia nel rilevamento dell’edema del midollo osseo e delle fratture del polso in pazienti con sospetto clinico di frattura risultati negativi alle radiografie?

Design: studio prospettico.

Partecipanti: pazienti adulti sono stati arruolati in modo prospettico tra gennaio 2018 e novembre 2018. Nell’analisi sono state quindi incluse settecentocinquanta ossa di 50 polsi di 46 pazienti (quattro pazienti avevano traumi bilaterali).

Criteri di inclusione: adulti (≥18 anni) con trauma al polso sottoposti a RM erano eleggibili se avevano una storia di trauma rilevante con esami radiografici risultati negativi o inconcludenti, ma con sospetto clinico di frattura. Erano eleggibili anche i partecipanti con fratture visibili che erano stati indirizzati alla RM con il sospetto di fratture aggiuntive non visibili sulle radiografie.

Criteri di esclusione: controindicazioni alla RM, gravidanza, intervento chirurgico precedente o impianti metallici al polso interessato o incapacità di sollevare il braccio sopra la testa.

Metodi: i polsi sono stati esaminati con TC a doppia energia e RM e le immagini sono state lette da quattro lettori, i quali erano all’oscuro delle informazioni cliniche. La presenza di edema del midollo osseo e frattura è stata valutata singolarmente per ogni osso. Lo standard di riferimento per l’edema del midollo osseo era la lettura combinata delle scansioni RM. Lo standard di riferimento per la frattura era invece una lettura combinata di RM e scansioni TC a doppia energia. Un quinto radiologo ha arbitrato i risultati in caso di discrepanze. L’accuratezza del test diagnostico è stata calcolata per lettore e per i lettori combinati utilizzando test binomiali esatti.

Risultati principali:

1) Sia la RM che la TC a doppia energia avevano un’elevata sensibilità (80% vs 91%) e specificità (93% vs 87%) nell’aiutare a rilevare le fratture del polso radiograficamente occulte.

2) La TC a doppia energia aveva una sensibilità del 94% e una specificità del 65% nel rappresentare polsi con edema traumatico del midollo osseo in pazienti con fratture del polso radiograficamente occulte.

Conclusione: la TC a doppia energia aveva un’elevata sensibilità e una moderata specificità nel rilevamento dell’edema midollare del polso. La TC a doppia energia aveva un’elevata sensibilità e specificità nel rappresentare le fratture del polso in pazienti con sospette fratture del polso e risultati negativi alle radiografie.

Commento: grazie per la vostra pubblicazione. Nella letteratura DECT mancano studi più ampi sulle fratture degli arti. Anche il confronto tra DECT e MRI è eccellente. Nella nostra esperienza, quando il paziente viene ingessato, l’edema del midollo osseo per qualche motivo non è visibile. Ciò riduce la sensibilità di DECT.

Messaggi da portare a casa:

  • La TC a doppia energia può aiutare nell’identificazione dell’edema osseo.
  • La disponibilità di DECT è in aumento nei pronto soccorsi ed è una soluzione rapida per il rilevamento di lesioni occulte del polso e per promuovere un trattamento appropriato.

 

Predicting Bone Marrow Edema and Fracture Age in Vertebral Fragility Fractures Using MDCT

Chang MY, Lee SH, Ha JW, Park Y, Zhang HY, Lee SH.

American Journal of Roentgenology. 2020 Oct;215(4):970-7.

https://www.ajronline.org/doi/abs/10.2214/AJR.19.22606

Background: una linea di frattura corticale o trabecolare senza destrutturazione ossea, sclerosi vertebrale diffusa e alterazione diffusa dei tessuti molli paravertebrali sono caratteristiche TC note delle VCF (fratture vertebrali da compressione) acute benigne, sebbene studi precedenti si siano concentrati principalmente sulla differenziazione tra VCF benigne e maligne piuttosto che sulla presenza o assenza di edema del midollo osseo (BME). Le indicazioni radiografiche di fratture acute (insorgenza <2 mesi) da compressione sono la presenza di un difetto a gradino, la presenza di un’emorragia a carico dei  tessuti molli e una banda bianca lineare di addensamento. Queste caratteristiche radiografiche possono essere valutate anche su immagini TC.

Domande: In merito alle fratture da fragilità vertebrale, possono le caratteristiche evidenziate in TC essere un fattore predittivo dell’edema del midollo osseo visualizzato in RM e dell’età della frattura.

Design: studio retrospettivo.

Partecipanti: Sono stati incluse retrospettivamente un totale di 189 fratture toracolombari da compressione in 103 pazienti (14 uomini, 89 donne; età media, 76 anni) evidenziate con TC e RM della colonna vertebrale.

Criteri di inclusione: sono state ricercate le cartelle dei pazienti con codici diagnostici di frattura toracolombare da compressione, ma non di neoplasia, per trovare fratture benigne da compressione da fragilità. Sono stati reclutati pazienti che erano stati sottoposti sia a TC che a RM della colonna vertebrale entro 7 giorni.

Criteri di esclusione: sono stati esclusi i pazienti che avevano una frattura da compressione derivante da traumi ad alta energia (incidenti automobilistici e cadute da un’altezza superiore alla statura del paziente), infezione, un precedente intervento chirurgico che ha ostacolato la corretta analisi del cambiamento del segnale nel midollo osseo per artefatti metallici, immagini di scarsa qualità e compressione patologica da tumore benigno (emangioma).

Metodi: La presenza e l’estensione di BME sono state valutate alla RM per discernere tra fratture con e senza BME. Il gruppo con BME è stato quindi classificato per l’analisi dei sottogruppi in fratture con BME esteso (che comprende il 50% o più del corpo vertebrale) e quelli con BME che comprendono meno del 50% del corpo vertebrale. Alla TC sono state analizzate cinque caratteristiche (presenza di linea di frattura corticale o della limitante somatica, presenza di linea di frattura trabecolare, presenza di banda di addensamento, variazione dell’attenuazione trabecolare e ampiezza dei cambiamenti dei tessuti molli paravertebrali).

Risultati principali: tutti e cinque i risultati riscontrati alla TC sono stati osservati prevalentemente nelle fratture con BME. L’elevata attenuazione trabecolare, la presenza di una linea di frattura corticale o della limitante e l’ampiezza del coinvolgimento dei tessuti molli paravertebrali hanno mostrato un’eccellente indicazione diagnostica per le fratture con BME. Nel sottogruppo con BME esteso, l’ampiezza del coinvolgimento dei tessuti molli paravertebrali era significativamente maggiore, mentre la variazione dell’attenuazione trabecolare era inferiore rispetto a quelli con BME che comprendeva meno del 50% del corpo vertebrale. Quando era presente BME, l’età della frattura non era significativamente diversa tra i due sottogruppi e solo una maggiore elevazione dell’attenuazione trabecolare era predittiva di una frattura più vecchia sulle analisi del modello lineare misto.

Conclusione: le caratteristiche della TC correlano accuratamente con la presenza e l’estensione di BME nelle fratture da fragilità vertebrale. L’aumento dell’attenuazione trabecolare è stato l’unico fattore predittivo significativo dell’età della frattura.

Commento: grazie per la vostra pubblicazione. La sclerosi e l’aumento della densità sono state utilizzate per identificare maggiormente fratture subacute e croniche. Questo lavoro porta avanti questa conoscenza e migliora la nostra comprensione sull’età delle fratture.

Messaggi da ricordare:

  • L’età delle fratture vertebrali è difficile da prevedere.
  • Utilizzando l’edema, la sclerosi e la densità del midollo osseo, è possibile migliorare la predizione dell’età della frattura vertebrale.

 

Quantitative Magnetic Resonance Imaging UTE-T2* Mapping of Tendon Healing After Arthroscopic Rotator Cuff Repair: A Longitudinal Study

Xie Y, Liu S, Qu J, Wu P, Tao H, Chen S.

The American Journal of Sports Medicine. 2020 Aug 19:0363546520946772.

https://journals.sagepub.com/doi/abs/10.1177/0363546520946772

Background: La sequenza di mappatura ultrashort echo time–T2* (UTE-T2*) viene acquisita utilizzando tempi di eco diversi in un range di tempo di eco da corto ad ultracorto, il che rende possibile rilevare l’ultrastruttura dettagliata e quantificare ulteriormente le strutture con T2 / T2 * brevi  ad esempio, il tendine). La tecnica di mappatura UTE-T2 * è stata applicata per esplorare l’alterazione biochimica dei tendini. Durante le fasi proliferative e di rimodellamento dei processi riparativi della cuffia dei rotatori, viene inizialmente prodotto tessuto cicatriziale collagene disorganizzato nel sito di guarigione. Successivamente, le fibre collagene iniziano a depositarsi, orientarsi e riorganizzarsi. I valori UTE-T2 * hanno dimostrato di essere sensibili a questi cambiamenti biochimici della matrice di collagene.

Domande: valutare e caratterizzare il processo di guarigione della cuffia dei rotatori, sulla base dei cambiamenti longitudinali dei valori UTE-T2 *, dei risultati clinici e dello stato di riparazione nei pazienti dopo la riparazione artroscopica della cuffia dei rotatori (ARCR).

Design: studio di coorte.

Partecipanti: una serie consecutiva di pazienti (n = 25) con lesione del tendine sovraspinato che dovevano essere sottoposti a ARCR unilaterale presso il dipartimento di medicina dello sport tra il 2015 e il 2017. Tutte le lesioni sono state confermate mediante artroscopia. Un gruppo di volontari della stessa età (n = 15) sono stati reclutati come controlli sani.

Criterio di inclusione: Gruppo ARCR

– (1) Lesione del tendine sovraspinato da piccola a grande (da ≥1 cm a <5 cm) secondo i criteri stabiliti da DeOrio e Cofield

(2) Indice di massa corporea <30 kg / m2; e

(3) Durata dei sintomi prima dell’intervento chirurgico  <12 mesi.

Criteri di esclusione:

1) Degenerazione adiposa di 3° o 4° grado nei muscoli della RC secondo la classificazione Goutallier

(2) Artrite gleno-omerale da moderata a grave; e

(3) Malattia neuromuscolare, artrite reumatoide, traumi o altre malattie sistemiche (ad es., diabete, ipertensione), controindicazione alla RM, come la claustrofobia.

Metodi: I pazienti con ARCR (n = 25) sono stati sottoposti a RM quantitativa ed esami clinici con intervalli di tempo di follow-up seriali: 3, 6, 12 e 24 mesi dopo l’intervento. I controlli sani di pari età (n = 15) sono stati valutati a 3 e 12 mesi dall’arruolamento. I punteggi clinici includevano gli score Constant, American Shoulder and Elbow Surgeons e Fudan University Shoulder e la scala analogica visiva per il dolore. L’esame RM includeva il mapping UTE-T2 *. Le mappe UTE-T2 * sono state generate per i valori T2 * nel sito di guarigione. La classificazione Sugaya è stata adottata per valutare lo stato di riparazione. Sono state condotte analisi longitudinali degli esiti clinici, modifiche UTE-T2 * e classificazione Sugaya.

Risultati:

  1. La percentuale di recidiva complessiva è stata dell’8% (2/25, tutti Sugaya tipo IV). Tutti i pazienti (compresi quelli con recidiva) hanno raggiunto risultati soddisfacenti a 12 mesi che sono durati fino a 24 mesi sulla base dei punteggi clinici.
  2. I valori medi di UTE-T2 * nel sito di guarigione hanno mostrato un aumento da 3 a 6 mesi (P = .03) e poi sono diminuiti a un livello simile a quello osservato nei tendini sani di pazienti della stessa età a 12 mesi (P =. 1).
  3. Non sono state trovate differenze significative tra i valori UTE-T2 * a 12 e 24 mesi (P = .6).
  4. I valori UTE-T2 * nel sito di guarigione variavano significativamente con lo stato di riparazione secondo la classificazione Sugaya (P <.05). Inoltre, sono state osservate correlazioni significative tra punteggi clinici e valori UTE-T2 * a 6 mesi e 12 mesi.

Conclusione: questo studio ha rilevato una correlazione, legata alla guarigione, tra risultati clinici e valori quantitativi di UTE-T2 * che evidenzia il potenziale dell’utilizzo della mappatura UTE-T2 * per monitorare il processo di guarigione dei tendini in modo non invasivo. Inoltre, il tendine riparato era paragonabile ai controlli sani di pari età al follow-up a 12 mesi sulla base dei valori UTE-T2 *.

Commento: grazie per il vostro lavoro innovativo. L’utilità pratica potrebbe non esserci ancora in questa fase, ma aiuta la nostra comprensione nei cambiamenti legati alla guarigione con la riparazione dei tendini.

Messaggi da ricordare:

  • Il ritorno all’attività si basa attualmente sull’esame clinico dopo guarigione di una lesione del tendine della cuffia dei rotatori
  • Mezzi di valutazione oggettivi sono importanti.

L’UTE fornisce una strada per valutare il grado di guarigione. Ambito da osservare, le tecniche e l’interpretazione sono ancora nelle prime fasi.

 

Imaging of the degenerative spine using a sagittal T2-weighted DIXON turbo spin-echo sequence

Sollmann N, Mönch S, Riederer I, Zimmer C, Baum T, Kirschke JS.

European Journal of Radiology. 2020 Aug 4:109204.

https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0720048X20303934

Background: Valutare le prestazioni diagnostiche di una sequenza DIXON turbo spin-echo (TSE) pesata in T2 sagittale e valutare se le immagini fat-only possano sostituire sequenze dedicate sagittali pesate in T1 per la risonanza magnetica (RM) della colonna vertebrale degenerativa.

Domande: Può la sequenza DIXON pesata in T2 senza una sequenza pesata in T1 separata rilevare accuratamente i comuni cambiamenti degenerativi della colonna vertebrale?

Design: studio osservazionale trasversale retrospettivo.

Partecipanti: Sono stati inclusi 35 pazienti (56,5 ± 19,8 anni, 62,9% maschi) con lombalgia (LBP) sottoposti a RM della colonna lombare con inclusa una sequenza DIXON sagittale pesata in T2 (tempo di acquisizione: 3:25 min) e una sequenza pesata in T1 (tempo di acquisizione: 3:03 min).

Criteri di inclusione: i pazienti sono stati inclusi solo nel caso in cui avessero a disposizione una DIXON sagittale pesata in T2 e sequenze pesate in T2 senza contrasto, che coprivano l’intera colonna lombare.

Criteri di esclusione:

1) età inferiore a 18 anni,  2) artefatti da movimento all’imaging, 3) presenza di eventuali impianti nel campo di vista (FOV),  4) precedente intervento chirurgico con impianti alla colonna lombare, 5) scoliosi lombare, 6 ) storia di una malattia congenita con alterazioni strutturali manifestate a livello della colonna lombare (ad es. spina bifida, sindrome del midollo ancorato), 7) diagnosi di una malattia ematopoietica e  8) presenza di fratture vertebrali, lesioni ossee maligne o lesioni spondilodiscitiche.

Metodi: sono stati valutati da due lettori (R1 e R2) due layout di immagine (layout 1: immagini fat-only E water-only E immagini in-fase della sequenza DIXON; layout 2: immagini water-only E in-fase della sequenza DIXON E immagini pesate in T1) in merito a cambiamenti degenerativi, includendo la confidenza diagnostica (1 – bassa, 2 – intermedia e 3 – alta) e cambiamenti del segnale del midollo osseo vertebrale (BM). I risultati sono stati confrontati tra lettori e layout.

Risultati principali: non sono state osservate differenze nel numero di patologie rilevate a livello di segmento, né nel numero di segmenti affetti da cambiamenti degenerativi quando si confrontano le valutazioni del layout 1 e del layout 2 per ciascun lettore. La confidenza diagnostica era alta senza una differenza statisticamente significativa tra le letture di entrambi i layout.

Conclusioni: nei pazienti con LBP, la RM utilizzando una sequenza DIXON sagittale pesata in T2 e nessuna sequenza separata pesata in T1 potrebbe essere sufficiente per rilevare con precisione i comuni cambiamenti degenerativi della colonna lombare con elevata confidenza diagnostica. Risparmiare sequenze dedicate pesate in T1 può ridurre notevolmente il tempo di scansione complessivo.

Commento: Grazie per il vostro lavoro. T2W Dixon è una routine anche nella nostra pratica da molto tempo. Riduce il tempo di imaging e, come per la colonna vertebrale, T2 Dixon a tre piani può sostituire tutte le sequenze di imaging fornendo la valutazione del midollo e la valutazione della patologia nella stessa impostazione.

Messaggi da ricordare:

  • La valutazione del midollo è una componente essenziale della RM MSK.
  • Il tempo per una RM è fondamentale.
  • L’imaging Multipoint Dixon potrebbe fornire soluzioni per saltare l’imaging pesato in T1.

 

Influence of Acromial Morphologic Characteristics and Acromioclavicular Arthrosis on the Effect of Platelet-Rich Plasma on Partial Tears of the Supraspinatus Tendon

Berná-Mestre JD, Fernández C, Carbonell G, García A, García-Vidal JA, Mirapeix FM, Berná-Serna JD.

American Journal of Roentgenology. 2020 Oct;215(4):954-62.

https://www.ajronline.org/doi/abs/10.2214/AJR.19.22331

Background: l’uso di plasma autologo ricco di piastrine (PRP) è diventato molto diffuso per il trattamento delle anomalie tendinee. È importante che l’infiltrazione venga eseguita con guida ecografica (US) per localizzare la lesione del tendine, inserire la punta dell’ago e confermare in tempo reale che la lesione del tendine sia riempita correttamente con PRP. Nessuno studio precedente ha analizzato l’effetto dell’infiltrazione di PRP guidata dagli US sulla dimensione dei diversi tipi di lesione SST parziale (spessore parziale e totale) o sulla borsite subacromiale-subdeltoidea (SASD) associata alla lesione.

Domande: quali sono gli effetti a medio termine dell’infiltrazione ecoguidata di plasma ricco di piastrine sulle lesioni parziali del tendine sovraspinato?  Quali sono gli indicatori prognostici di esito sfavorevole?

Design: studio prospettico

Partecipanti: nell’analisi sono stati inclusi un totale di 128 pazienti (66 uomini, 62 donne; età media 48,3 anni; range, 20-59 anni)

Criteri di inclusione: età 20-60 anni, lesione parziale della SST diagnosticata con RM e dolore alla spalla che dura da più di 3 mesi.

Criteri di esclusione: storia di trauma, intervento chirurgico o instabilità della spalla; ingestione di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) o oppiacei; precedente infiltrazione locale alla spalla; RM più di 1 anno prima; lacerazione completa dell’SST o lacerazione parziale di 1,5 cm o superiore o situata nella giunzione miotendinea; lesioni tendinee o ossee associate; ed evidente artrosi gleno-omerale (restringimento articolare clinicamente significativo, coinvolgimento subcondrale o osteofiti maggiori di 2 mm) o artropatia infiammatoria o cristallina.

Metodi: per un periodo di 4 anni, sono stati reclutati consecutivamente pazienti con una lesione parziale della SST inferiore a 1,5 cm sottoposti a infiltrazione PRP ecoguidata (1 mL) per dolore alla spalla della durata di più di 3 mesi. La RM è stata utilizzata per analizzare il tipo di acromion e la presenza di artrosi acromioclavicolare (AC). I risultati primari (dimensione della lesione e borsite associata) e secondari (mobilità e dolore) sono stati raccolti a 3 mesi.

Risultati principali: A 3 mesi, l’evoluzione favorevole nella riparazione della lacerazione è stata registrata nel 71,1% dei pazienti e la risoluzione della borsite nel 66,7%. I cambiamenti nella dimensione della lacerazione hanno avuto grandi ripercussioni sull’effetto, così come il dolore e la mobilità della spalla. I predittori più forti di evoluzione sfavorevole in merito alla lacerazione e alle borsiti erano l’acromion di tipo 3 e l’acromion di tipo 1 e 2 con artrosi AC.

Conclusione: con lacerazioni SST parziali isolate inferiori a 1,5 cm la presenza di un acromion di tipo 3 o di un’artrosi AC grave è predittiva di risultati sfavorevoli, e l’acromioplastica deve essere presa in considerazione, mentre nei pazienti con acromion di tipo 1, 2 o 4 con o senza lieve artrosi AC, la terapia PRP dovrebbe essere considerata come una delle prime opzioni terapeutiche.

Commento: Grazie per il vostro lavoro. L’acromion di tipo 3 è molto raro nella nostra esperienza e per lo più si trova vicino all’articolazione AC e potrebbe rappresentare l’osteofita stesso. La mancanza di confronto con altri trattamenti, ad es. il semplice trattamento steroideo o la fisioterapia è stato un problema importante negli studi PRP e le prove del suo effetto sulla riparazione della cuffia dei rotatori (principalmente riempimento fibroso) si sono rilevate deboli nel migliore dei casi.

Messaggi da ricordare:

  • Il PRP è un’opzione per il trattamento delle lesioni della cuffia dei rotatori a spessore parziale.
  • Non sono disponibili prove solide per la valutazione dell’outcome per tale trattamento.
  • Possono verificarsi problemi meccanici a causa della forma dell’acromion durante l’iniezione guidata da ultrasuoni nelle lesioni della cuffia dei rotatori.

 

Optimal Choice of Ultrasound-Based Measurements for the Diagnosis of Ulnar Neuropathy at the Elbow: A Meta-Analysis of 1961 Examinations

Haj-Mirzaian A, Hafezi-Nejad N, Grande FD, Endo Y, Nwawka OK, Miller TT, Carrino JA.

American Journal of Roentgenology. 2020 Nov;215(5):1171-83.

https://www.ajronline.org/doi/abs/10.2214/AJR.19.22457

Background: la neuropatia ulnare del gomito (UNE) è una delle più comuni neuropatie da intrappolamento periferico. In generale, le prove suggeriscono che l’ecografia (US) possa essere utilizzata accuratamente per la diagnosi. Tuttavia, gli studi precedenti sono molto eterogenei per quanto riguarda le tecniche di misurazione ecografica utilizzate e i valori di cut-off; vari parametri misurati (diametro, area della sezione trasversale [CSA], rapporto del nervo ulnare); posizione di misurazione (dalla metà del braccio al polso); e grado di flessione del gomito durante la misurazione.

Domande: qual è la tecnica di misurazione ecografica ottimale e il valore di cut off per la diagnosi di neuropatia ulnare del gomito?

Design: meta-analisi.

Partecipanti: sono stati inclusi 19 studi (esami del 1961).

Criteri di inclusione: studi che valutano l’accuratezza diagnostica dell’ecografia nei pazienti con neuropatia ulnare al gomito prima di aprile 2019.

Metodi: è stato eseguito un modello a effetti casuali per confrontare la sensibilità, la specificità e l’odds ratio diagnostico (DOR) di diverse misurazioni ecografiche, inclusi il diametro e l’area della sezione trasversale (CSA) del nervo a livello dell’epicondilo mediale o dei livelli prossimale e distale, diametro massimo, CSA massimo dei nervi ed i relativi indici (nerve ratios). Sono state eseguite analisi di sensibilità e metaregressione per valutare l’impatto delle variabili cliniche e di quelle basate sull’imaging nel DOR dell’ecografia.

Risultati principali: la misurazione della CSA del nervo ulnare a livello dell’epicondilo mediale con un valore di cut-off maggiore di 10–10,5 mm2 ha avuto una sensibilità maggiore rispetto ad altre tecniche. Gli indici nervosi (nerve ratios) avevano una specificità maggiore rispetto ad altre misurazioni; tuttavia, la definizione dei rapporti e dei valori limite variava tra gli studi. L’analisi ROC ha mostrato prestazioni diagnostiche più elevate per la misurazione della CSA nell’epicondilo mediale. Il valore CSA medio era un predittore significativo del DOR degli US. Ogni CSA più grande di 1 mm2 è stato associato a un aumento del 36% del DOR. La performance diagnostica dell’ecografia è stata la stessa in qualsiasi grado di flessione del gomito.

Conclusione: la misurazione del CSA (non del diametro) del nervo ulnare, la misurazione a livello dell’epicondilo mediale (non ai livelli prossimali o distali) e l’uso di un valore di cut-off di 10-10,5 mm2 è raccomandato per la diagnosi di neuropatia ulnare. Le misurazioni ecografiche possono essere eseguite in qualsiasi grado di flessione del gomito. Il diametro massimo del nervo, il CSA massimo e gli indici nervosi (nerve ratios) non possono essere considerati metodi ottimali per la diagnosi di UNE.

Commento: Congratulazioni per la vostra pubblicazione. L’elettrofisiologia dei falsi negativi e la neuropatia subclinica in assenza di sintomi evidenti rappresentano i problemi principali rispetto a uno standard di riferimento per la neuropatia ulnare. Tuttavia, questo lavoro aiuta a stabilire l’utilità dell’ecografia nella UNE. Secondo l’esperienza dell’autore, un altro ruolo importante dell’ecografia è nella valutazione dinamica delle sindromi da scatto del nervo ulnare e dei tricipiti, che è difficile da valutare con la RM.

Messaggi da ricordare:

  • L’area della sezione trasversale del nervo ulnare è un indicatore di neuropatia ulnare.
  • Misurare il nervo ulnare nell’epicondilo mediale.
  • Il valore di cut-off dell’area della sezione trasversale di 10-10.5mm2 è un buon indicatore di neuropatia ulnare.

 

Translated by: Laura Alonzo and Federica Vernuccio

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